Ci sono dei concetti che sono determinanti e che hanno a che vedere con la vita, presente e futura, dei cani. I cani a volte possono avere dei problemi. Problemi che è più facile creare che risolvere. Problemi che possiamo essere noi a creare nei cani.
Compito del cinofilo (e quindi anche dell’allevatore) è capire in che modo si possono creare i problemi, perché li creiamo e come possiamo prevenirli. Una responsibilità enorme.
Come allevatori abbiamo delle enormi responsabilità. E la responsabilità principale non è quella di fare campioni da esposizione; quella viene dopo. La prima responsabilità di un allevatore è pensare che non dobbiamo essere creatori di problemi in primis ai cani, che non ci hanno chiesto di essere messi al mondo, e di conseguenza nemmeno alle famiglie che li adottano, perché le famiglie che li adottano lo fanno con l’aspettativa di prendere un cane da un allevatore serio, preparato e responsabile, che lo alleva con coscienza di selezione: un cane che sarà il compagno di vita ideale compatibilmente con le caratteristiche di razza e con le esigenze del futuro proprietario.
Le gioie del proprietario. E dell’allevatore
Di solito i cani che danno più soddisfazione ai proprietari, quelli che fanno sì che i proprietari tornino a farceli vedere (spesso facendo anche centinaia di km 🙂 ) quelli che li fanno tornare da noi dicendoci “guardi, un altro cane così non lo troverò mai più” spesso sono i più bruttini, quelli che non erano “destinati” alle esposizioni, quelli che non hanno avuto grandi risultati agonistici; sono però quelli che hanno passato la vita in una famiglia, l’hanno riempita di gioia e hanno dato motivo alla famiglia di cercare un altro cane “come quello”. Perché il vero motivo per cui una famiglia cerca un cane è innanzitutto avere un compagno di vita; POI viene tutto il resto.
Le attitudini del carattere che erano perse non si potevano più ritrovare selezionando tra i soggetti più belli qualcuno che un po’ lavorasse. Quel che è perso, è perso. L’unico modo attraverso il quale si è raggiunto lo straordinario livello mondiale che ha oggi il Setter è stato partire dai soggetti da lavoro e lentamente migliorarne le caratteristiche morfologiche nel rispetto della funzione. Gli allevatori hanno quindi in primo luogo selezionato le attitudini ed in secondo luogo hanno rimesso in funzione anche tutto il resto, cioè la parte legata alla struttura e alla costituzione accorgendosi, peraltro, che le due cose andavano insieme: se il cane è costruito male non lavora.
Per questo non mi stancherò mai di ripetere che insieme alle caratteristiche morfologiche sono ESSENZIALI le doti caratteriali del cane. Bisogna fare un passo in più, qualcosa che va oltre i risultati espositivi.
In questo deve essere un monito l’esperienza fatta da allevatori di altre razze. Un esempio significativo può essere quello dei Setter. Nei Setter c’erano due tipi: quello meno bello e che lavorava bene e quello molto bello che però era meno adatto al lavoro; nel momento in cui cercarono di riunire le due cose non riuscirono a rimescolare i due tipi per trovare una via di mezzo.
Che cos’è l’allevamento del cane di razza
L’allevamento del cane di razza, in estrema sintesi, è il mantenimento di caratteristiche che allontanano il cane dal tipo atavico in forza di una pressione selettiva che si è realizzata nella storia.
Eberard Trumler (allievo di Konrad Lorenz che si è occupato solo di cani e che ha scritto due libri fantastici -“A tu per tu con il cane” ed “Il cane preso sul serio” che consiglio a tutti di leggere, sempre che riusciate a trovarne una delle rarissime copie ancora sul mercato-) ha allevato cani facendo studi solo sull’etologia canina e ci ha raccontato una cosa molto interessante: se noi, in stretta consanguineità accoppiamo qualsiasi cane di razza, dopo un po’ di generazioni arriviamo sempre allo stesso risultato. Cioè a qualcosa di sempre più vicino al cane atavico: un cane mediamente alto, inscritto nel quadrato, dal pelo rossiccio, con poco torace, poco angolato, con un cranio abbastanza affusolato, poco stop, orecchie erette, che assomiglia vagamente ad un dingo, e sostanzialmente con un carattere neofobico, che quindi si adatta poco alle novità perché ha molti caratteri della volpe, del lupo, dell’animale selvatico che non è pienamente socializzato né socializzabile. Ebbene dentro a ciascun nostro cane c’è il DNA del cane atavico. Ce l’ha il Terranova come ce l’ha il Chihuahua perché è nel DNA canino.
La maggioranza degli animali domestici esistono in quanto c’è una domesticazione e quindi una selezione che ha effettuato l’uomo. Nel cane questo fenomeno è ancora più forte perché in questo animale non si trovano enormi differenze solo dal punto di vista morfologico (pensiamo sempre a Terranova e Chihuahua, oppure ad un gigantesco cane da montagna che è in grado di sopportare una temperatura di -20° perché la sua massa sopporta il freddo rispetto ad un cane che vive nel deserto, che si è differenziato per poter diffondere più facilmente il calore e avere il problema/esigenza opposti) ma anche dal punto di vista comportamentale (pensiamo a tutte le varietà di cani che svolgono i più disparati compiti: compagnia, tana, difesa, conduzione del gregge, ferma, guardia…), si hanno delle differenze intraspecifiche mostruose.
Bisogna mantenere la pressione selettiva affinché i cani mantengano queste caratteristiche distanti dal normotipo.
Quindi, se decidiamo di sostituirci alla pressione selettiva dell’ambiente e dell’utilizzo del cane, per salvaguardare le razze canine, ci imponiamo anche delle responsabilità. Il nostro compito diventa la salvaguardia del patrimonio genetico originario. Quest’opera di selezione se si ferma al solo tipo costituzionale e all’aspetto morfologico è un tradimento (vd es più sopra del Setter).
Le due cose sono perciò inscindibili: senza le specificità caratteriali, le attitudini, le pulsioni di una razza e non solo specie specifiche, ma proprie di quella razza lì, non è possibile selezionare quel soggetto, con quelle tipologie di comportamenti per i quali quella razza esiste.
È essenziale non perdere un patrimonio genetico la cui perdita sarebbe irrimediabile perché ancorché si mantengano le caratteristiche morfologiche è impossibile ripristinare quelle comportamentali che sono andate perse attraverso una mancata selezione. La plasticità del cane fa sì che in poche generazioni ci siano delle modificazioni, quindi noi questo lavoro lo dobbiamo fare incessantemente, dobbiamo tramandare quello che abbiamo ricevuto a chi lo riceverà dopo. Per far questo dobbiamo avere la certezza che i nostri soggetti abbiano le caratteristiche comportamentali per cui quella razza esiste.
E le responsabilità del proprietario
Lavorando alla ricerca del benessere a tutto tondo del cane, oltre alla responsabilità dell’allevatore sono anche essenziali quelle del proprietario. Il prologo del Regolamento Internazionale Prove di Lavoro per Cani da Utilità e Difesa dell’FCI dice: “Da più di dodicimila anni il cane è compagno dell’uomo. Attraverso la domesticazione, il cane è entrato a far parte del contesto sociale umano, ed ora sotto molti aspetti è completamente dipendente da noi. Ciò rende l’uomo fortemente responsabile del benessere del cane.
In particolare durante l’addestramento, è di primaria importanza, porre attenzione alla salute sia fisica che psichica del cane. Principio fondamentale quindi è quello di avere nei suoi confronti un atteggiamento non violento, rispettoso dell’animale e adeguato alla sua specie. È scontato che il cane debba ricevere cibo e acqua a sufficienza, e che ci si occupi della sua salute, sottoponendolo a regolari vaccinazioni e controlli veterinari. È inoltre assolutamente necessario garantire al cane regolari contatti sociali con l’uomo, e la possibilità di sfogare a sufficienza il suo naturale bisogno di attività sia mentale che fisica.”
E continua… “Nel corso della storia, il cane ha avuto svariati compiti, nello svolgimento dei quali, oggi viene nella maggior parte dei casi, sostituito dalla tecnologia. È quindi ora compito e responsabilità del proprietario conduttore dare la possibilità al cane di svolgere attività e movimento conformi alle proprie attitudini, a stretto contatto con esseri umani.
… Sono necessari oltre ad un sufficiente movimento, anche una attività intensa che tenga conto delle capacità di apprendere e delle attitudini di ogni singolo soggetto: i diversi tipi di attività sportive cinofile sono ideali a questo scopo.
… L’armonia fra uomo e cane, indipendentemente dal tipo di attività cinofila praticata, è il primo traguardo da raggiungere. Si può arrivare a tale armonia solo se ci si riesce ad immedesimare nella mente del proprio cane, imparando a conoscere le sue doti e le sue qualità naturali. L’uomo ha l’obbligo etico di educare ed addestrare a sufficienza il proprio cane. ….”
Il rispetto di questi obblighi, sia da parte del proprietario che dell’allevatore, farà sì che continuiamo ad avere cani sani, belli ma anche e soprattutto equilibrati.
Buon lavoro 🙂